Modellismo

Ancora una volta Stefano Molinari ci sorprende con una sua realizzazione: il modellino di una chiatta del Porto di Genova. Suoi anche i disegni, derivanti da una appassionata ricerca, che si integra in quella di tutto il Gruppo Modellismo, ossia la valorizzazione di barche strumenti di lavoro. L’immagine dell’umile natante di servizio, non motorizzato e dal fondo piatto, fa riflettere sulla sua importante funzione nei traffici marittimi del grande porto che è stato ed è tuttora quello di Genova. Quando in porto c’erano meno moli e più acqua, molti vapori, in mancanza di banchine dove attraccare, si ancoravano al centro del porto e venivano immediatamente attorniati da una miriade di chiatte spinte da piccoli rimorchiatori a vapore. Le merci vi venivano scaricate e a questo punto le chiatte diventavano magazzino, perché spesso la carenza di spazi imponeva una sosta che poteva protrarsi per più giorni oppure, se le merci erano destinate a essere reimbarcate su altre navi, quei carichi erano denominati merce di trasbordo e rimanevano anche a lungo stivati sulle chiatte, che, adeguatamente coperte con teloni, venivano raggruppate e, ormeggiate insieme, consegnate ad un attento servizio di sorveglianza: “l’isola delle chiatte”. Oltre alle granaglie, al sale, al cotone, anche la movimentazione del carbone avveniva tutta a mano, dai “carbuné”, utilizzando delle coffe portate sulle spalle. Spesso il carbone era dapprima scaricato nelle chiatte dalle stive delle navi e solo in un secondo tempo era portato allo scarico definitivo in banchina, dove poteva poi riprendere il suo viaggio a bordo di vagoni ferroviari. Per chi fosse interessato, segnaliamo il libro LE CHIATTE DEL PORTO DI GENOVA – Quaderni di archeologia industriale n. 6 – a cura di Guido Rosato.